Diritto alle origini: presto verrà riconosciuto

Il diritto alle origini del bambino adottato sembra che ben presto prevarrà sul diritto all’anonimato della madre che, secondo la procedura ex lege 183/1983, permette alle madri che non riconoscono il figlio al momento del parto, di darlo in adozione senza rivelare la propria identità.

A seguito di una pronuncia del 2013 della Corte Costituzionale, la Commissione Giustizia della Camera, sembra stia per tradurre in legge la possibilità dei figli adottati di conoscere la propria madre naturale.

La questione è spinosa e di non facile soluzione, andando a ledere un diritto che sembrava acquisito per la donna, il quale potrebbe minare l’intero istituto delle adozioni. La donna che dà in adozione il figlio, infatti, si trova generalmente in condizioni difficili e il suo abbandono rappresenta una scelta sofferta che solo dopo diversi anni viene metabolizzata. Vedere nuovamente suo figlio dopo che siano passati anche dei decenni potrebbe riaprire ferite ancora sanguinose e che potrebbero creare uno choc notevole nella donna.

D’altra parte, l’interesse contrapposto del figlio adottato a conoscere le proprie origini, il quale spesso per ragioni mediche è costretto a cercare le proprie origini, per l’ereditarietà di alcune patologie e avere delle chance di sopravvivenza maggiori (pensate, ad esempio, ad un trapianto di midollo osseo), è stato considerato di maggior rilevanza, andando, quindi, a sacrificare quello delle madri che danno i figli in adozione.

Tale scelta potrebbe rivelarsi molto pericolosa, in quanto le donne o giovani donne, che non vogliono ricevere notizie da figli non desiderati, potrebbero essere spinte a gesti inconsulti, come partorire per strada, per evitare di essere schedate in ospedale e, in un futuro, ritrovate. Ciò, ovviamente, a discapito anche della salute del neonato.

Per avere indicazioni precise, però, aspettiamo di leggere il Testo Unico e poter fare chiarezza sul diritto alle origini.

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    Elisa
    Dott.ssa Elisa Ceccarelli, laureata presso la facoltà di Giurisprudenza di Roma 3 con tesi in diritto processuale civile titolata “Il rapporto tra mediazione e arbitrato nell’impugnazione delle delibere assembleari di condominio”. Dal 2014 è amministratore condominiale ANACI. Scrive per diverse riviste online di diritto, occupandosi in particolare di diritto di famiglia e diritto condominiale.

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